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Perchè il nuraghe… l’ardita testimonianza delle nostre origini lontane e arcaiche.
Rappresentava per i nostri primitivi progenitori, la dimora dei saggi, il luogo dove venivano elaborati regolamenti morali e comportamentali, e nello stesso tempo rappresentava con le sue torri edificate sulle cime più alte, la tendenza ascensionale dello spirito verso il Dio.
Configurando il sapere di Plutarco quando disse ai propri figli: <<Se vi date a girare il mondo, troverete città senza mura di cinta, popoli e tribù senza legge, ma non troverete mai, una città, un popolo, una tribù senza Dio.>>.
Numerosi nelle nostre campagne erano questi insediamenti, ben pochi sono rimasti a testimoniare lo scempio effettuato dalle mani dei moderni barbari.
Perchè il tronco e le spighe…
Così steso per terra, rappresenta la cultura sarda agonizzante, quasi interamente sradicata e calpestata dissennatamente dagli stessi indigeni, inconsapevoli dell’avvilente deficienza dell’autoannullamento!
Il ramoscello che s’azzarda a germogliare è la A.T. PRO LOCO.
È la cellula d’una immortale sostanza scaturita dal cuore della Sardegna. Costituisce il prorompente bisogno di sopravvivenza, la linfa vitale dei veri valori di un sano vivere civile; in esso vi è rappresentata anche la nostra economia e tradizione agropastorale.
Le tre Spighe:
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la prima significa l’appagamento del corpo;
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la seconda, l’appagamento dell’anima, volendo il figlio di Dio in essa identificarsi;
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la terza è per la nuova semina, affinchè si perpetui con l’uomo per l’eterno risorgere.
Perchè la Chiesa…
Perchè essa fin dal suo sorgere è stata, e ancora è, un punto d’incontro di unità e di solidarietà di ogni comunità umana.
La vita della Chiesa accompagna e scandisce la vita dell’uomo; la nascita, la sua crescita, la morte. La stessa struttura ne sottolinea la sua cultura per il bello; la sua grandezza, il senso sacro, pochè gli permette l’incontro con Dio e con tutti coloro, che come lui, vivono le stesse realtà terrene: affrontare e risolvere le difficoltà, vivere e comunicare le gioie. Il campanile stesso, che svetta di fianco alla Chiesa, ne indica la presenza e scandisce lo scorrere del tempo, dando a tutti lo stesso ritmo di vita.
Quando la vita terrena si spegne, è ancora la Chiesa che ricorda il tempo trascorso, che essa come Madre premurosa ha sorretto, ha guidato e ha benedetto, donando alla comunità la speranza che trasforma il dolore in solidarietà, la vita in vero senso del vivere.
Perchè le maschere e la penna…
Le maschere con la penna, completano il quadro simbolico dell’ A.T. PRO LOCO di Guamaggiore, motivo rilevante del trionfo teatrale, mediante il suo illustre concittadino Efisio Vincenzo Melis, che con la sua dirompente e popolarissima commedia “ZIU PADDORI”, recitata per la prima volta a Cagliari nel 1919, s’innalzò a livello classico. Affermare che la sua comica operetta è diffusa nell’intera Sardegna è superfluo.
In Guamaggiore venne rappresentata nei locali del Montegranatico nel Gennaio del 1924, da attori locali con impeccabile maestria.
Il nome del nostro Paese, ebbe la fortuna di diffondersi grazie al suo nobile figlio, che col suo genio, ha firmato parole e costumi.
ZIU PADDORI da quasi ottant’anni è il mito più carismatico dell’intera isola, l’idolo prediletto del Sardus Pater!
Il Teatro e la sua diffusione è inserito tra le principali attività programmate dalla A.T. PRO LOCO.